“La Serie A è un mondo nuovo, partirò con tanta umiltà”: basta questa frase, tratta da un’intervista rilasciata lo scorso anno quando fu annunciato il suo ingaggio nella Pallacanestro Reggiana, con la maglia della Grissin Bon, a inquadrare già sufficientemente bene chi è Leonardo Candi. Il ventunenne playmaker bolognese è cresciuto nel vivaio biancoblù della Fortitudo e la sua ultima permanenza nel roster della squadra felsinea risale al Campionato A2 del 2016/2017. Alto 191 centimetri, ha mosso i primi passi sul parquet frequentando i corsi di baby basket.
Il ricordo più bello che conservi di quando eri ragazzino sul parquet.
“Direi senza dubbio il gruppo di coetanei che ho conosciuto all’epoca. Ci siamo subito trovati bene e ancora oggi con molti di loro sono rimasto in contatto, siamo amici. Al di là della parte giocata, infatti, si va oltre e credo che per dei bambini, come eravamo noi, trascorrere tanto tempo insieme e potersi divertire sia stata una cosa veramente importante. Non così scontata comunque. E anche per quanto riguarda il fattore campo, se alla fine uno non si diverte, credo che non possa continuare a giocare. Nel senso che una delle caratteristiche per continuare a praticare il basket è sicuramente il divertimento. Detto questo, occorre molto sacrificio per arrivare a certi livelli in Serie A, non basta solo divertirsi. Ci vuole anche tanta passione, e ci sono anche delle inevitabili rinunce da fare. Soprattutto, bisogna ascoltare gli allenatori, sempre. Queste sono le cose principali che secondo me ti fanno diventare un vero giocatore di basket”.
Quali sono i cestisti che hai conosciuto in quel periodo, che continui a frequentare e che ora sono professionisti come te?
“Ne conosco molti. Mi viene subito in mente Martino Mastellari. Credo che stia facendo un ottimo percorso e far parte di una realtà come Brescia è un’opportunità molto bella e penso lo abbia aiutato molto a crescere. Sono sicuro che potrà fare molto bene nel prosieguo della sua carriera”.
La tua “vita sportiva”: dal minibasket al Settore Giovanile fino ai giorni nostri.
“Dopo aver iniziato nel baby basket, ho fatto intorno ai 6 anni una breve parentesi nel calcio. Per poi tornare presto alla pallacanestro perché ai miei genitori non piaceva granché il clima che si respirava nel calcio. E poi a me piaceva il basket. Dalla Polisportiva Lame sono andato in Fortitudo quando il minibasket era già con il marchio Giocare Insieme. Subito dopo la ripresa della Società, a seguito di un periodo un po’ travagliato, ho continuato nel Settore Giovanile passando in prima squadra e da quel momento in avanti c’è stata un’escalation fino ad arrivare in Serie A alla Pallacanestro Reggiana dove attualmente sono”.
Quali sono state le figure di riferimento che ti hanno ispirato di più a livello di gioco e chi invece ti ha lasciato di più a livello di approccio mentale, di preparazione fisica?
“Mi sono ispirato – lo faccio tuttora – a Gianluca Basile che giocava nella Fortitudo quando ero piccolo. Lo andavo sempre a vedere a Palazzo. Era il mio idolo. Invece come figure di riferimento ce ne sono state numerose. Potrei citarne un’infinità: da Ilio Burresi – che è stato il mio primo allenatore in Fortitudo – a Massimo Baccolini, Antonio Pampani, Marco Savini, Matteo Angori, Bebo Breveglieri, Michele Mastellari. Un po’ tutti sono stati importanti per me. Ogni allenatore mi ha insegnato qualcosa di diverso e ho potuto prendere qualcosa da ciascuno di loro. Mi hanno aiutato a crescere più rapidamente. Ho avuto quindi degli ottimi insegnanti di basket. E poi devo ringraziare coloro che mi hanno allenato a livello professionistico: Matteo Boniciolli – è stato lui a lanciarmi ad alti livelli – Federico Politi, Roberto Lopez, Max Menetti (il mio primo coach a Reggio). Desidero ringraziare, colgo l’occasione, anche Giulio Rubbi che è stato basilare per la mia crescita fisica: era il mio preparatore atletico nelle Giovanili in Fortitudo. E ancora, Raul Parisi. Sono stati veramente bravissimi con me”.
Che cosa hai trovato nella Società in cui giochi attualmente?
“A Reggio Emilia sto benissimo: è una realtà molto importante per il basket italiano. Sono felicissimo della scelta che ho fatto. Ho trovato una Società organizzatissima sotto ogni punto di vista: saper progettare e credere nei progetti in cui si sta lavorando credo faccia davvero la classica differenza. Mi hanno fatto sentire subito a casa, parte del loro progetto. Sono stato accolto a braccia aperte e questo non era affatto scontato. Ho trovato una città bella, dove si vive bene. Le persone sono cordiali, ha una dimensione più familiare rispetto a Bologna. Nonostante una partenza di Campionato un po’ difficoltosa, a mano a mano siamo riusciti a ribaltare la situazione e anche se non abbiamo raggiunto i play-off abbiamo comunque fatto un buon Campionato. Mentre per quanto riguarda l’EuroCup abbiamo ottenuto un risultato storico per la Pallacanestro Reggiana: quello di raggiungere le semifinali. È stato quindi un anno molto positivo”.